Carovigno la citta della Nzegna |
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Agriturismo Carovigno San
Benedetto dista dalla citta della Nzegna 7 km
CAROVIGNO si erge su una collina a 25Km a nord di
Brindisi, caratteristica principale è il Castello.E'
un monumento di interesse sovraregionale ed è, senza
dubbio, una emergenza di primaria importanza
storico-artistica. Costruito nel XV secolo dai Del
Balzo-Orsini, presenta antichi resti di murature
messapiche. La proprietà è provinciale, in enfiteusi
al Comune. Data la dimensione e l'importanza del
Castello, si ipotizza una gestione complessa che
individui una pluralità di offerta culturale che
parta dalla musealizzazione del monumento. L'ala più
antica della torre si potrà destinare ad area
espositiva per mostre temporanee. Un servizio di
ristoro potrà trovare posto nei locali, probabile
sede del corpo di guardia. In due sale del piano
terra si potrà organizzare un'area convegni,
seminari e piccoli concerti. Infine un ristorante
tipico si potrà collocare nei locali al piano
terreno . Il territorio di Carovigno , molto esteso
, comprende all'incirca 22 Km di costa e si inoltra
in terra per circa 15 Km. Santi protettori del paese
sono S.Giacomo e S.Filippo inoltre gli abitanti
venerano da Maria S.S. di Belvedere a cui è dedicata
oramai da secoli la battitura della Nzegna da parte
della famiglia Carlucci in Carovigno. La Nzegna è
una preghiera rivolta alla Madonna da due
sbandieratori ,si svolge il Lunedì e Martedì di
Pasqua nel paese , e il sabato dopo invece al
santuario di Belvedere meta di culto a 3 Km dal
centro abitato. La Nzegna consiste nel lanciare in
aria un bastone con un drappo multicolore (poi
divenuto bandiera) appesantito .
La città ha origini antichissime e il suo nome
deriva dal messapico Carbina (dal greco "carpina"
che significa "fruttìfera"). Della città messapica
restano tracce delle mura, visibili alle spalle
della chiesa nuova, e della necropoli. Nel 473 a. C.
fu espugnata dai Tarantini. I Romani la chiamavano
"Corvineum"; e i Carovignesi furono fedeli a Roma
anche quando altre città si arresero ad Annibale.
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, fu
dominata dai Visigoti, Bizantini, Longobardi,
Normanni, Angioini, Aragonesi, Veneziani. Divenne
feudo dei principi di Taranto e di varie famiglie
nobili (De Loffreda, Caputo, Serra, Costaguto,
Castaldi, Granafei, Imperiali, Dentice di Frasso).
Il castello sarebbe stato costruito dopo la
conquista di Carovigno da parte dei Veneziani
(1483), da Raimondo del Balzo Orsini, intorno a una
preesistente torre di avvistamento: è un tipo di
fortificazione tardo medioevale ad impianto
triangolare con torri ai vertici. I locali a piano
terra e quelli corrispondenti sotterranei hanno
conservato inalterata la struttura originaria.
Durante il Risorgimento si costituirono a Carovigno
una "vendita" di Carbonari e una sezione della
Giovine Italia.
La chiesa matrice, che è dedicata all'Assunta, fu
ricostruita nei primi dell'800 sulla struttura di
un'antica chiesa edificata tra la fine del 1400 e
l'inizio del 1500. Della vecchia fabbrica conserva,
sulla facciata, un pregevole rosone e un frammento
del portale con angelo in rilievo.
Di notevole interesse anche la storia del borgo di
Serranova, che si trova a sei chilometri da
Carovigno, verso il mare. Il nobile Ottavio Serra
fece costruire nel 1629 un castello incorporando un
torrione quadrangolare del XIV secolo. Le abitazioni
sorte intorno costituirono il casale di Serranova.
Addossata al castello è la chiesetta del Crocefisso,
in cui è conservato un crocefisso in legno del 1700,
cui i Carovignesi sono sempre stati molto devoti
perché lo ritenevano giunto dal mare, a seguito di
un naufragio. A quattro chilometri dall'abitato è il
Santuario di S. Maria di Belvedere: dalla chiesa si
scende in due ampie grotte comunicanti, e in una è
l'edicola con l'affresco della Madonna col Bambino
del sec. XIV.
A sette chilometri da Carovigno, sulla costa, è
Santa Sabina, con una torre di forma stellare, che
fu approdo della Carbina messapica sin dal VII sec.
a. C., come testimoniano i frammenti ceramici
rinvenuti sui suoi fondali; oggi è rinomato
villaggio turistico. Il nome deriva molto
probabilmente dalla santa venerata in una delle
cripte rupestri del territorio, nei cui pressi era
un villaggio preistorico, e dal rinvenimento in mare
di una statuetta che la raffigura.
Sulla costa è anche la meravigliosa oasi ecologica
di Guaceto, dichiarata "zona umida di rilevanza
internazionale", in cui convivono, fianco a fianco,
bosco di latifoglie e macchia mediterranea. E' il
regno di tartarughe, ramarri, beccaccini, anatre,
gabbiani, uccelli migratori. Vi è l'odore di
rosmarino, alloro, mirto e lentisco. Guaceto fu
abitato fin dalla preistoria: gli scavi hanno
documentato la presenza di un esteso villaggio
databile tra la tarda età del bronzo e la prima età
del ferro. Il suo nome deriverebbe dall'arabo
Gawsit, che vuol dire "acqua" o "fiume", per la
presenza nell'oasi di acqua dolce; ha una torre di
avvistamento costruita nel XV secolo per contrastare
gli sbarchi dei Saraceni, che devono aver comunque
utilizzato notevolmente quell'approdo (molto
probabilmente usato - con quello di Santa Sabina -
già in epoca messapica), visto che l'arcivescovo di
Brindisi Giovan Carlo Bovio, in un documento del
1565, chiamò Guaceto Saracinopoli.
Una peculiarità importante dell'economia di
Carovigno è stata l'artigianato tessile, anche in
tempi recenti, ad opera di donne che lavoravano al
telaio (la "tessitrice" è uno dei personaggi che
simboleggiano le attività della terra di Brindisi,
nella grande tela del salone di rappresentanza della
Provincia, dipinta nel 1949 da Mario Prayer); ma vi
sono ancora donne che lavorano completamente a mano
tappeti, arazzi, coperte, tovaglie, impreziosite con
decorazioni secondo tecniche tramandate da secolio.
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